« Reste toujours digne et intègre à toi-même »

Persepolis

 

È per me difficile scrivere qualcosa di senso compiuto su Persepolis, perché vi sono molto legata. L’ho letto e riletto, ho guardato il film tante volte, anche in francese, per fare esercizio. Sono estremamente affezionata a questa graphic novel. Vorrei ringraziare di cuore la mia professoressa d’italiano, storia e geografia delle medie, che ci aveva fatto vedere il film d’animazione per spiegarci la Rivoluzione iraniana.

In questo racconto autobiografico, la protagonista nonché narratrice e autrice Marjane Satrapi ci mostra la sua crescita in un contesto in rapido e drammatico divenire. Nata in una famiglia abbiente e illuminata che condivide con gran parte della popolazione il sentimento negativo nei confronti del dispotismo dello scià (che oltretutto è un burattino nelle mani degli inglesi), frequenta il liceo francese a Teheran, ama il punk… In seguito, però, scoppia la rivoluzione, ma non si tratta di un cambiamento in senso democratico come auspicato dai genitori e da lei stessa. Il controllo ossessivo del nuovo regime sulla vita dei cittadini iraniani, e delle cittadine in particolare, cresce sempre di più; la madre porta la figlia in piazza a protestare, ma i Guardiani della rivoluzione non sono certo meglio delle milizie dello scià…

Marjane è una bambina molto determinata e inizia presto a nutrire convinzioni politiche: sua madre aveva partecipato a una manifestazione contro lo scià (dove era stata perfino fotografata da un reporter tedesco); lo zio era stato incarcerato perché in qualche modo collegato alla crisi dell’Azerbaijan (1946), considerata il primo episodio della Guerra fredda. Estremamente delusa e amareggiata, la ragazza, che era credente, rompe con Dio. La famiglia a un certo punto si allontana dall’Iran, trascorrendo una lunga vacanza tra Italia e Spagna. Al ritorno è già scoppiata la guerra contro l’Iraq: nei suoi temi di scuola, Marjane vive il conflitto con patriottismo (paragona l’invasione irachena alla conquista araba della Persia di molti secoli prima), ma si rende conto che esso viene strumentalizzato dalle autorità iraniane per propaganda, per inculcare nelle menti dei giovanissimi l’idea del martirio per la patria. Faticando a venire a patti con la realtà del suo Paese, emigra in Austria. Adattarsi non è facile: si sente un’aliena e più cerca di integrarsi, più ha l’impressione di tradire la propria famiglia e le proprie origini. Dopo complesse vicissitudini, inclusi momenti di sbandamento, tornerà in Iran alcuni anni dopo ma, anche a causa del conflitto tra le sue due identità (ormai si sente un’iraniana in Europa e un’europea in Iran), non vi rimarrà e si trasferirà definitivamente in Francia. In tutta la narrazione, si vedono in filigrana diversi episodi della storia iraniana degli anni ’70 e ’80, tra cui la crisi degli ostaggi (1979-1981).

A mio avviso, la nonna di Marjane è un personaggio molto significativo: è lei la sua vera guida etica, non facendosi scrupoli a rimproverarla anche assai aspramente per certi comportamenti immaturi, ma al tempo stesso sostenendola nelle difficoltà e nei gravi momenti di svolta. È lei a pronunciare questo passaggio, che porto scolpito nel cuore:

Nella vita conoscerai parecchi imbecilli. Se ti daranno dei dispiaceri, pensa che è la loro stupidità che li induce a farti soffrire. Questo ti eviterà di ripagarli con la stessa moneta. Perché non c’è nulla di peggio a questo mondo che il rancore e la vendetta. Cerca di mantenerti sempre onesta e degna di te stessa.

B.B.

 

5/5